lunedì 13 settembre 2010

Scorci critici di F.Ruinetti su Guerrino Bardeggia


sull'opera di

GUERRINO BARDEGGIA

I dipinti di Guerrino Bardeggia sanno stabilire con il lettore un rapporto sotterraneo foriero di inesauribili significati. Considerandoli si è colpiti dalle luci, talvolta si tratta di bianchi diffusi che rompono la notte, sennò di rossi che squarciano i veli scuri dell’indifferenza e sono incontenibili, urlano energia. Certe cromie ed immagini oppure brandelli di esse, che appaiono improvvise in primo piano, evocano  lo strazio di lacerazioni, distendono vibrante  la luce dei sentimenti. Scorrendo con l’attenzione nei quadri si scoprono di continuo motivi ulteriori, che possono essere accenni di figure, bagliori della tavolozza, rifrazioni di tinte come echi che si rincorrono. Si può ricordare, tanto per fare un esempio, una mano che esce dagli sviluppi di una nuvola e, seguendo il suggerimento dell’indice,  fa volgere  lo sguardo  verso una goccia sola, breve, ma gorgo di luce. Vale ripeterlo, i suoi colori sono lo spartito delle emozioni intatte e assolute. L’autore, nella disciplina dell’arte, cui ha interamente dedicato la propria esistenza, si è avvalso di un linguaggio  del tutto personale e di rara efficacia. Certi pronunciamenti grafico – pittorici sono animati da un vigore contagioso. La sofferenza si ferma su alcuni volti terrei, scavati e quasi corrosi di alcuni bambini, i loro occhi sono spalancati nel silenzio degli uomini e sono strazianti. Altrove, al contrario, una luce tenue si distende col tepore di una carezza. Ecco, numerosi recensori hanno scritto molto su questo autore originale, dalla creatività prolifica e tutti hanno fermato l’accento sulla tragicità del suo sentire. E’ giusto questo, ma parziale. Infatti non si può sottacere la dolcezza a note dispiegate che si leva dai suoi pettirossi, piccoli cardinali degli uccellini, dalle tortore, dalle rondini, che, secondo lui, la civiltà dei veleni sta sterminando, dalle maternità, argomenti questi che gli procuravano le scosse dei brividi.
(Franco Ruinetti) 

Riportiamo di seguito anche una poesia di questo grande artista, tra i più importanti nella dimensione contemporanea, che si dichiarava grande amico di Fighille:

STO MODELLANDO
GESU'

Le mie dita
“sporche”
nel corpo di Cristo
incidono
la carne scarnita.
La spatola
le membra scavate
cementa
con la malta
bianca.
Le mie mani,
consunte a sangue,
accarezzano
lentamente
la fronte di Gesù.
Un fremito
un sospiro
un brivido
un alito
… e …
risorge.
  
Guerrino Bardeggia