mercoledì 4 gennaio 2012

Enzo Olivastri


Fra i protagonisti delle prime edizioni del concorso di pittura di Fighille, nei primi anni '80, ricordiamo il grande pittore cortonese Enzo Olivastri, scomparso nel 2009, protagonista indiscusso di quei concorsi in cui ottenne vittorie e riconoscimenti. L'artista ha scritto pagine importanti nella storia dell'extempore e ha lasciato, nelle collezioni private delle famiglie del luogo alcune viste poetiche e raffinate del paese che fu. 
Fra queste il celebre disegno a matita raffigurante il pozzo di Fighille, che dono' agli organizzatori del concorso e  che è poi diventato il simbolo della nostra associazione. 
Di questo disegno cosi' scrisse Franco Ruinetti in occasione della mostra retrospettiva del 2001 svoltasi a Fighille e denominata "L'altro paesaggio": "Il pozzo al centro della vita corale. Il disegno, essenziale, svelto, acuto, racconta il legame alla realtà e fra la gente".
Di Olivastri ricordiamo anche queste altre opere raffiguranti Fighille:

"Non si avverte nessuna indulgenza descrittiva, il gruppo di case è fermo in un orizzonte intonato con colori mutevoli" F.Ruinetti

"Il pittore trova la serenità in questo angolo di mondo. Il colore dei tetti ha i sorrisi di una favola" F.Ruinetti
Fighille vista dalla Chiesa di San Martino
La sua ultima partecipazione al concorso di Fighille, dopo molti anni di assenza, risale al 2001 con un 'opera raffigurante "Cappuccetto Rosso nel bosco" di cui purtroppo non conserviamo l'immagine. 
Nella presentazione alla mostra postuma "Il tratto di Enzo Olivastri" che si è tenuta a Foiano nel 2010, si legge nella presentazione a cura del critico d'arte Franco Sassatelli
“Cortonese di nascita, apprende le tecniche da una grande maestra della scuola napoletana la Cappiello. Poi è un affinare della propria tecnica ed uno stimolare della sensibilità. Quello che ne risulta è una spiccata personalità artistica supportata da una raffinata base culturale che fanno delle sue opere qualcosa inimitabile. Lo macchie di colore si giustappongono nella loro freschezza quasi aggressive componenti dell'assieme e la luce che sprigiona dalla forma materica da colore anche alle ombre. Ogni pennellata è staccata dall'altra, il trapasso tonale non occorre più poiché se la costruzione a macchia è giusta, l'occhio ricompone quello che il pensiero ha dissociato. E l’atmosfera del plen-air accende la solarità del suo colore. È un esprimersi non nei particolari che si conoscono ma nell'effetto d’assieme che si percepisce …"