martedì 13 settembre 2016

Passeggiando nei cataloghi del Premio Fighille (di Franco Ruinetti)

Bella idea questa che abbiamo nelle mani. Parlo del catalogo che racconta, di anno in anno, tutte le opere pittoriche del concorso di Fighille, il quale dura solo un fine settimana, ma con la puntuale pubblicazione, che ne rappresenta la memoria tangibile, dura a tempo indeterminato. Ho ritrovato alcune di tali “idee” realizzate dalla Pro Loco e ancora una volta ho girovagato di pagina in pagina. Volevo rivedere i quadri delle varie rassegne, in primo luogo desideravo constatare quanti artisti al giorno d'oggi si esprimono con un linguaggio fortemente astratto o informale. 

il prof.Franco Ruinetti
Perché questa ricerca? Perché sono sempre stato attratto dall'astratto, ma non sempre sono riuscito a viverlo profondamente. Sarò blasfemo, non mi importa, ma certi segmenti e segni su campo cromatico, siano pur tracciati da artisti famosi, mi sembrano arbitrari e, a richiesta, faccio fatica a spiegarli esaurientemente, così m'accorgo di menare il can per l'aia. Eppure torno sopra a certe opere, voglio rivederle, capirle almeno un po', sento che nutrono una segreta calamita (alcuni sostengono che la loro validità sta proprio nella forza di attrazione, ma a me non basta). Una volta, per spiegare un dipinto fatto di segmenti come stecchi sparsi, di qualche linea tirata ad occhi chiusi, citai il credo del movimento De Stijl. “Spogliando la natura delle sue forme si ottiene lo spirito”. Al che un arguto “fruitore” disse di non sapere che gli spiriti fossero fatti con gli scarabocchi.

Altra cosa è, almeno per me, quando in un quadro che non rappresenta figure si vedono alternanze di colori, boschi di verdi, biondeggiare del grano, blu punteggiato di stelle e così via, allora entro nel dipinto, vivo la vita dei colori, mi immergo e naufrago nei loro segreti.
Non è facile fare l'astratto, che fino ad una decina di anni or sono pareva andare di moda. Al certame fighillese, fino a 15 o 20 anni fa, molte opere erano astratte o informali (spesso queste definizioni si equivalgono). Col tempo il loro numero è calato. Nel 2014 ce n'erano poche e quella che mi ha chiamato con insistenza proponeva uno spartito di note cromatiche culminanti in una distesa di sangue e fuoco, in un gorgo notturno, in frammenti e squilli di luci dorate, brevi sorrisi (bravo Censini).

La copertina del prossimo catalogo 2016 in uscita ad ottobre

Questi cataloghi sono archivi delle emozioni, della fantasia, della creatività, qua e là del talento, della bellezza. Io vi scorrazzo dentro per cercare risposte alle domande che talvolta essi stessi mi accendono. Ora chiedo: dove va la pittura oggi? Una risposta è che ancora convivono le tendenze del secolo scorso, dalle avanguardie alle neo-avanguardie, però tutti questi alvei si assottigliano, si stanno prosciugando, mentre si assiste ad un ritorno verso il classicismo, ad un figurativo integrale che può declinare il vero col sogno, con la fantasia, l'astratto. Si potrebbe affermare che la pittura fa un passo indietro per andare avanti.
Al proposito: ho incontrato una fotografia che, a parer mio, sintetizza e rappresenta la tendenza più seguita dagli artisti di oggi. Essa occupa lo spazio di una pagina, precede il verbale della giuria, nel catalogo che racconta il XXX concorso, quello del 2011. Rappresenta un bosco con piante vive di grosso fusto, mentre sulla terra, buttati là, ci sono rami nudi, che si articolano in percorsi intricati, come linee non rispondenti all'intelligenza, ma al caso. Questa immagine in bianco e nero evoca un'opera quasi monocroma di Mondrian, l'”Albero argentato”. 


Il vero commisto all'astratto si trova in natura e in varie opere presenti in questi cataloghi.
Sono frequenti gli artisti odierni che si possono dire “figurativi.“ Ma, i più, non sono imitatori pedissequi, elaborano i soggetti che, però, restano riconoscibili, li integrano, completano, sviluppano in infiniti modi. Qualche volta certe opere sorprendono per originalità e novità di linguaggio. Ecco allora l'eleganza, di Viviani, il mondo levitante di Paoli, la dolcezza surreale di Gueggia, la tristezza accorata di De Chiara, la canzone a colori di un vicolo affollato di Napoli intonata da Concilio. La strada della pittura tradizionale va avanti. In generale gli autori più non rompono col passato, che studiano, che è il loro motivo di partenza e di riferimento.

Franco Ruinetti
(introduzione tratta dal Catalogo del Premio FighilleArte 2015)