venerdì 2 giugno 2017

Visti al museo (156) - Cavedon

  
 
Dal 2 giugno al 6 luglio 2017 il Museo Michelangiolesco di via Capoluogo 1, a Caprese Michelangelo (Ar), ospita “Memento”, personale di pittura di Giampietro Cavedon, protagonista ormai da anni del Piccolomuseo di Fighille, a cura di Giovanni Pichi Graziani. 
Venerdì 2 giugno, dalle ore 16 alle ore 18, l’artista eseguirà un live painting con ingresso gratuito nell’ala contemporanea del museo. A seguire la presentazione della mostra alla presenza delle Autorità.  





L’esposizione, patrocinata dal Comune di Caprese Michelangelo, sarà visitabile dal 2 al 14 giugno, dalle 11 alle 18 (feriale) e dalle 10,30 alle 18,30 (sabato, domenica, festivi e prefestivi). Chiuso il lunedì.
Dal 15 giugno al 6 luglio sarà invece aperta tutti i giorni dalle 10,30 alle 18,30 (feriale) e dalle 10 alle 19 (sabato, domenica, festivi e prefestivi).
L’ingresso alla sola ala contemporanea è di 3 euro, la visita all'intero museo è di 5 euro.


LA MOSTRA
I paesaggi urbani, gli interni di ville ottocentesche e di fabbricati industriali di Giampietro Cavedon impreziosiranno il Museo Michelangiolesco per la nuova grande mostra allestita a Caprese. Uno dei più apprezzati pittori veneti della sua generazione, vincitore nel 2016 del Premio FighilleArte, farà dialogare le sue ambientazioni evocative con le pareti della casa natale del Buonarroti.


A essere rappresentati sono dei non-luoghi plasmati dal ricordo estetizzante del pittore vicentino. Il primo attore dell'esposizione è l'artista stesso, o per meglio dire la sua memoria, una presenza-assenza che pervade ogni dipinto.
Gli interni borghesi si presentano come rovine di una società gloriosa i cui vani inabitati sono popolati solo dal loro stesso arredo. Emerge l'inconscia malinconia di un mondo in cui il processo estetizzante era immanente e pervadeva ogni oggetto.
I fabbricati industriali si contrappongono ai primi, si passa alla massificazione, si respira un'aria pesante, greve, cupa, come coperti da una cappa plumbea. Il taglio di questa produzione è quasi cinematografica, un ostentato 19:9 che ci opprime tra le rovine e l'usura di un mondo industriale ormai obsolescente.
Il terzo dei tre non-luoghi è rappresentato dagli spaccati urbani, la figura umana è sempre assente ma se ne ha la chiara percezione dell'azione, del movimento, della frenesia di una massa che lo abita.


“Ciò che l'artista ci rende non è una fotografia statica del mondo, bensì la rappresentazione della memoria così come si dà – spiega il curatore Giovanni Pichi Graziani. – Cavedon non riducendo la memoria stessa a una sequenza di singoli fotogrammi monadici la rappresenta nel modo più attinente alla sua forma: nella sua dinamicità”.