giovedì 31 maggio 2018
mercoledì 30 maggio 2018
martedì 29 maggio 2018
Massimo Moriani Pittore
Sansepolcro. I suoi dipinti sono
esposti, in questo giugno 2018, nei locali dell'Enoteca–Ristorante Berghi,
vicino all'arco di Porta Fiorentina.
E' la prima volta che si può vedere
una nutrita silloge di opere di questo autore che si è sempre riparato
all'ombra del riserbo. La sua produzione è ampia, articolata e di essa sono esposte,
per ciascuna tematica, alcune significative esecuzioni. Molti sono i quadri,
non frequenti in altri pittori, che hanno per argomento la cacciagione. Ad un
occhio esercitato non sfugge che alla base di ogni motivo insiste un disegno
nascosto nell'ordito della figurazione, che è spontaneo quanto risolutivo. I
piumaggi delle varie specie di volatili sono spartiti di armonie musicali; ora
i colori declinano in ritmi lenti per confondersi nelle luci del bosco, altra
volta sembra suonino la grancassa, come suggerisce la livrea del fagiano.
Ogni quadro racconta un motivo,
un'emozione, ruba un'immagine alla corsa del tempo. Ecco l'Arco della Pesa
nella luce rosata di un tardo pomeriggio, al limitare di un piazzale deserto.
E' uno scorcio di paese oltre il tempo, che chiama dentro, nell'arcano della
storia, della poesia.
La maggior parte dei lavori sono
eseguiti con la tecnica dell'olio, altri derivano dall'acquarello, altri ancora
dal carboncino.
C'è un gruppo di case sopra un colle,
danno una sensazione di serenità e quiete antica. Vien da pensare che si fanno
compagnia, mentre un torrione vigila come una sentinella. Un altro dipinto
propone un paesaggio indefinito, enigmatico, levitante nella memoria. In tanta
incertezza c'è un palo conficcato nella terra, forse un'ancora di salvezza, una
mano tesa.
E' piacevole osservare certi recuperi
del passato come casolari in pietra sui nostri monti, come “Il trapelo”, che
consisteva nell'aggiunta di un'altra coppia di buoi per tirare in salita il
carro agricolo particolarmente carico.
Una pur veloce considerazione dei
quadri di Massimo Moriani non può trascurare i ritratti che, benché essenziali,
non si soffermano solo sull'aspetto esteriore, bensì tendono a significare
nelle espressioni gli accenti dell'indole. Tra i tanti ce n'è uno in special
modo felice. E' di un ragazzetto con gli occhi pungenti, furbi. Ha nel sorriso
l'allegria della festa.
Franco Ruinetti
lunedì 28 maggio 2018
domenica 27 maggio 2018
sabato 26 maggio 2018
venerdì 25 maggio 2018
giovedì 24 maggio 2018
mercoledì 23 maggio 2018
martedì 22 maggio 2018
Un angelo in carriera (by Franco Ruinetti)
Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma sembra ieri. Così si dice, con
frasi fatte, quando si ricorda il passato più o meno remoto e si riaccende con
la luce viva della mente. Esso balza al presente da sé, talvolta col fiore del
sorriso.
Durante le vacanze dell'estate, spesso, di mattina andavo a fare il bagno
nel torrente Afra, al Gorgo del Ciliegio, frequentato da quelli come me che non
potevano andare a Rimini o Cattolica. S'era sempre in molti, 15 o 20. Si
lasciavano le biciclette poco lontano, appoggiate ad un greppo e non ne è mai
mancata una. Ci si tuffava dallo scoglio della cascatella, non c'era alcun
pericolo, tra il chiasso, gli schizzi, senza pensieri. Eravamo ragazzi per lo
più della Scuola media o dell'Avviamento. Tutti maschi, con un'eccezione, che
era la Teresina. Io ero ubriaco di libertà per le mie prime uscite da solo e
con la bicicletta. Mi accompagnavano le raccomandazioni di mia made, che
insisteva per darmi il sapone, ma non lo volevo perché non potevo usarlo, in
quanto il figlio del farmacista, robusto e ringhioso, ne impediva l'uso. Diceva
che il gorgo non era la bagnarola e ci dovevamo lavare nella vasca di casa, come
se ce l'avessimo tutti. All'epoca, infatti, in paese, il gabinetto, che in
genere serviva a più famiglie, era dotato della sola tazza. Seppi poi che si
chiamava water.
Per me, quelle, erano mattine speciali. Venivano da sole come le altre, non
avevano prezzo. Io ero pieno di salute e tutto questo non sapevo, mentre ero
contento dalla testa ai piedi. Qualche volta stavo in acqua poco tempo, poi mi
sedevo all'ombra su un lastrone levigato dalla corrente a guardare
gli altri. Le cicale intonavano un concerto infinito. In realtà ero interessato
solo alla Teresina, che poteva avere circa la mia età, 12 o 13 anni. Era una
visione. Mentre alle sue amiche (segretamente nemiche) appariva indecente, una
vergogna. Le avevo sentite criticarla mentre, di sera, passeggiavano per il
corso. Ma forse avevano ragione perché a quell'epoca, ancora, stagnavano in
provincia i fumi del Concilio di Trento.
Quando lei arrivava si arrampicava sulla roccia più alta, chiedeva spazio:
“Largo, largo” e si tuffava da dove nessuno osava. Io la vedevo come una
freccia del cielo, una rondine in picchiata. Anzi, molto di più. Aveva i
capelli corvini, corti, riccioli, non le si appiccicavano alla testa
riemergendo a galla. La modellava un costume nero, di un solo pezzo, come
allora usava. Era la creatura più bella che avessi mai visto e che potessi
immaginare. Saettando nell'aria, tutta bagnata, il sole le rimbalzava addosso e
una volta pensai che fosse un angelo moretto, nudo come gli altri, uscito dalla
pala dell'altare maggiore della chiesa di San Martino, sempre aperta e distante
appena 100 metri in linea d'aria. Era luce soltanto e mi svegliava un piacere
puro, non altro, come quando vedevo l'infiorescenza del biancospino o il
sorriso di mia madre raramente serena.
Un giorno la Teresina ripeté il suo volo quattro o cinque volte. “Largo,
largo”. Chiedeva spazio. Finché il figlio del farmacista, spazientito, disse
che il gorgo non era proprietà privata, quindi si mise a starnazzare e poi a
fare il morto in mezzo allo specchio dell'acqua.
Eravamo, ormai, verso la fine delle vacanze estive, venne un temporale, la
cascatella del Ciliegio vomitò acqua torbida e, per me, la Teresina divenne un
ricordo sempre più lontano, all'orizzonte della mente.
Ma tanto tempo dopo, erano addirittura trascorsi una quarantina di anni, la
rividi. Feci fatica a riconoscerla, me la ricordarono quei capelli corti,
ricci, sempre corvini, con l'albeggiare del rosso, tinti, come fanno quasi
tutte, per ingannare l'età. Faceva il mio stesso lavoro, ma io ero rimasto in
platea, mentre lei era sul palco, al centro del tavolo e fui rassicurato sulla
sua identità dalla targa dichiarante il cognome, il titolo, il nome. Mentre
parlava mi spostai in prima fila per osservare da vicino l'angelo in carriera,
volato in alto fino alla dirigenza. La guardavo fissamente, le sue parole mi
scivolavano addosso, non le sentivo. La somiglianza con la ragazza che
ricordavo era molto sfocata. Portava degli anelli alle dita, anche vistosi, ma
non all'anulare sinistro. Argomentai che gli angeli non si sposano, non abbiamo
la certezza del loro sesso, anche se i pittori, per raccontarli al popolo, gli
fanno il pistolino.
Sì: ogni tanto applaudivo all'unisono, non sapevo perché, solo per far
parte del coro. La guardavo, riflettevo con riposata rassegnazione: “Siamo
diventati vecchi e, prossimi alla pensione, ci incammineremo poi sulla strada
del tramonto. Spero che il nostro paradiso, se ce lo meriteremo, sarà lassù, al
Gorgo del Ciliegio.”
Franco Ruinetti
lunedì 21 maggio 2018
domenica 20 maggio 2018
sabato 19 maggio 2018
venerdì 18 maggio 2018
giovedì 17 maggio 2018
Concorsi di pittura 2018 - Risultati (2) / Buso di Rovigo
Si è conclusa lo scorso aprile 2018 la XV° edizione del concorso di pittura "Premio San Marco" a BUSO (Rovigo).
La manifestazione ha anche questa volta riscosso un significativo successo. Questo l'elenco dei vincitori dell'edizione 208:
-1° Premio: ROBERTO CHEULA
-2° Premio: MATTEO DAL SANTO
-3° Premio: LUCIO TRABUCCO
-2° Premio: MATTEO DAL SANTO
-3° Premio: LUCIO TRABUCCO
Ecco le foto dei premiati inviate dal comitato organizzatore:
mercoledì 16 maggio 2018
martedì 15 maggio 2018
lunedì 14 maggio 2018
domenica 13 maggio 2018
sabato 12 maggio 2018
venerdì 11 maggio 2018
giovedì 10 maggio 2018
mercoledì 9 maggio 2018
martedì 8 maggio 2018
All'iper degli animali da affezione (by Franco Ruinetti)
Ero in
Fidolandia, un ipermercato per animali da compagnia, fornito all'inverosimile
di mangimi e oggetti per cani, gatti, conigli, porcellini d'India, volatili,
pesci, serpenti. Una donna, sui quaranta, quasi vestita, che oggi si dice sexy,
equivalente a stimolante, aperitivo di fantasie a luci rosse, parlava con la
titolare senza soluzione di continuità. E io distraevo la fretta guardandola.
Ma più che a lei rivolgevo l'attenzione ad Eros, un cagnolino bianco a pelo
raso. Lo reggeva nella culla di una mano. Una bestiola del genere così piccola
non l'avevo mai vista, non pensavo neanche potesse esistere. Quando le passai
vicino drizzò le orecchie, digrignò i dentini, come un lillipuziano che andasse
all'assalto col temperino.
La
signora e l'esercente gareggiavano nelle lodi e nelle amorevolezze per
quell'esserino, che a me faceva pena, l'una perché si dichiarava mamma, l'altra
certamente per mestiere. Ogni tanto la negoziante, che non riusciva a scollarsi
dalla facondia della cliente, si rivolgeva a me con un sorriso:
“Un po'
di pazienza, vengo subito”.
Intanto
andavo in giro per le corsie e gli scaffali ricolmi di stravaganze. Quando
sentii dire alla dama extra bona che desiderava un marito come Eros, interferii
veloce:
“Col
birillo fatto a spillo!”
Quella
mi lanciò con gli occhi due fulmini nero seppia senza frapporre nessun indugio
alla sua maratona verbale. E io ripresi a girare in quell'andirivieni di
percorsi soffermandomi di tanto in tanto per ammazzare l'attesa. C'erano le
ruote per roditori, dove gli animaletti vi corrono dentro sempre più in fretta,
solo per finta, senza avanzare di un passo. Così si prendono per il culo i
topi. Poi mi fermai davanti al reparto con tutto l'occorrente per raccogliere gli
escrementi dei cani. Una volta, se capitava di calpestarli, ci si consolava
sperando nella buona sorte. Ora, questi residui, non possono essere
dimenticati. C'è la multa. Ma, mi salta in mente: se il più caro amico
dell'uomo (e della donna) avesse la colite diarroica con risultati
inafferrabili, l'eventuale tutore dell'ordine farebbe la contravvenzione per
cacarella? Nella vetrina erano esposti guanti di plastica e sacchetti più o
meno grandi per tutte le taglie dei cani. C'era anche una serie di palette.
L'ultima aveva le dimensioni del badile. Era di misura per una vacca
d'affezione.
Finalmente,
con la botta di chiusura dell'uscio, finì il chiacchiericcio.
Contemporaneamente mi comparve di fronte la bottegaia. Scrollava ambedue le
mani come a dire che quella le aveva rotto ciò che non aveva.
“Eccomi,
in che ti posso essere utile?”
Mi
sorprese la familiarità, non l'avevo mai vista. Ci pensai su, poi risposi:
“Me ne
so scordato.”
Franco Ruinetti
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